Spettacolo-Perriera

Non riconosco allo specchio

Testo e regia di Gianfranco Perriera con Roberto Burgio


  

Forse Edipo, almeno per quanto riguarda l’occidente, è la prima e più piena incarnazione dell’invito delfico: “conosci te stesso”. Fino in fondo. Fino a sprofondare nell’abisso su cui la sua storia si fonda. Fino a smascherare l’immagine che avrebbe voluto dare a se stesso. Fino a farla sbriciolare in mille pezzi, quell’immagine. E con essa la sua vita. Ma non volle barare. Non volle chiudere gli occhi davanti allo specchio. Assediato da ogni parte da oracoli che lo mettevano in guardia, ha comunque assunto su di sé il fardello di un responso che sin dalla nascita lo braccava, misterioso e ambiguo e che, come ogni responso che si rispetti, chiama in causa la nostra responsabilità. Sì che prestare ascolto a questa domanda inaugurale, chi sono?, ci rende un unicum, un individuo con la sua biografia personale, insostituibile. Un unicum, però, che esiste solo nella relazione. La nostra storia, la nostra narrabilità sta nelle nostre azioni, nelle nostre decisioni, nei nostri pensieri, ma anche sempre negli incontri con gli altri e nei racconti degli altri. Non è un caso che Edipo conoscerà solo dagli altri la sua vera origine. E chi meglio di Tiresia può avere il diritto di raccontarci la sua vita. Il vate cieco, che per primo lo inchiodò alla sua verità, che conosceva da sempre tutte le sue peripezie, che non volle risparmiargli la crudele rivelazione. Conoscitori del passato e presaghi del futuro, gli indovini si misurano con gli orizzonti di ogni epoca. Sornione, intrigante e sufficientemente mefistofelico, il Tiresia che viene oggi a trovarci guarda nelle pieghe della contemporaneità con disinvolta acutezza. All’epoca remotissima del mito se ne rimase impassibile, seduto sulla rocca, mentre gli eventi di Edipo precipitavano. Adesso, di tanto in tanto, si concede una tregua dai suoi vertiginosi impegni. Rende un piccolo omaggio all’uomo che a Tebe sconvolse l’ordine dei tempi, l’ordine della generazione. Un piccolo omaggio a quel fragile unicum che ognuno di noi è. Ci racconta così una storia. Una storia di vita, come si diceva un tempo.

  dalle note di regia di Gianfranco Perriera


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